Dialoghi Minimi sulla Finanza #2: la BCF, ovvero la Buona Consulenza Finanziaria

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Molto ma molto più in alto della BCE, che come Banca Centrale regola i movimenti monetari dell’Europa (dis)Unita, risiede il concetto di BCF intesa come Buona Consulenza Finanziaria. La BCF è un obiettivo che sta molto in alto nella mia personale scala di valori, e sono più che certo che sia l’elemento che accomuna i miei (tanti, pochi) colleghi che credono davvero nella loro professione. BCF sono tre paroline magiche che racchiudono un modo di fare consulenza, e un modo di “fare finanza” che rispetti determinati principi di bontà: e intendo per buono non soltanto ciò che è etico, ma anche e soprattutto ciò che funziona.

Buono é ciò che porta allo scopo e lo fa nei tempi giusti, con modalità corrette e senza sacrificare l’etica propria e quella altrui.

Ora, nella conversazione della settimana scorsa ci eravamo lasciati con un primo punto fermo del percorso verso la Verità: denaro e finanza sono entrambi un mezzo e non un fine. Gli uomini hanno stravolto nel tempo questo assunto. Dapprima hanno inventato il denaro come mezzo di scambio, poi hanno portato quei rettangoli di carta e quei dischetti di metallo al centro del sistema, staccandoli gradualmente da quello che rappresentavano, cioè la realizzazione di sogni, progetti e desideri. Intorno al denaro sono stati costruiti strumenti finanziari sempre più complessi, che hanno progressivamente “autoalimentato” il mondo della Finanza, complicandolo, rendendolo sempre più artificiale, difficile da comprendere. I derivati, le opzioni, le scommesse sulle scommesse, la durata che diventa duration.

Nella pratica quotidiana della mia professione emerge invece sempre con maggior prepotenza una nuova esigenza: riportare i progetti al centro del discorso finanziario. Io la condivido con i clienti, e loro a volte restano spiazzati. Il loro approccio alla Finanza è timido e poco disinvolto, con aspettative da un lato eccessive dall’altro fuorvianti.

Ma la colpa non è delle persone, ma di nuovo di ciò che si comunica loro: se per anni e anni il messaggio che si lancia è uno, che accumulare monete e banconote è fondamentale e poi fa anche figo, e se per anni si dice che una cosa è estremamente complicata, ecco che per tutti il Denaro diventa un mito e la comprensione dei fenomeni finanziari sembra un mistero aperto a pochi eletti.

Fare il BCF (Buon Consulente Finanziario) è insieme qualcosa di meno e molto di più. Essere un consulente finanziario nella pienezza del termine significa aiutare il proprio cliente a pianificare finanziariamente la propria vita.

Capire insieme a lui quali sono i progetti che ritiene più importanti: comprare una casa, far studiare un figlio, cambiare l’auto, divertirsi, affrontare spese mediche oggi o garantirsi di poterlo fare in tarda età, eccetera. Ognuno di questi obiettivi ha un posizionamento nella scala di priorità del Cliente, e noi dobbiamo recuperare la capacità di far chiarezza insieme a chi, essendone il protagonista, spesso ha una visione troppo “centrale” e quindi meno chiara e oggettiva, per forza di cose emozionalmente troppo “sporca”. Fatto ciò, io e il mio cliente procediamo a pianificare il “come” arrivare a esaudire il suo desiderio, utilizzando gli strumenti finanziari a disposizione e armonizzandoli tra loro e con l’obiettivo, e quello con gli altri suoi obiettivi

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E’ una costruzione che va fatta con pazienza, umiltà, senso di partecipazione ed empatia. Ma anche con rigore matematico (anzi, direi aritmetico senza scomodare la cosiddetta matematica alta). E’ un approccio che richiede l’uso dell’Ascolto Attivo, attività tanto semplice quanto difficile da maneggiare che ci rende a volte confidenti a volte psicologi.

Sono discorsi, questi, che ritroveremo e via via approfondiremo. Ciò che importa oggi, è portarci a casa un secondo assunto di base della BCF: Riportare l’Uomo Al Centro Del Discorso. Come nello schema dell’uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci, dove l’uomo è al centro del cosmo e le sue caratteristiche e proporzioni sono le stesse del mondo che lo circonda. Dove l’uomo è oggetto di studio, partenza e arrivo insieme del percorso da fare. Se perdiamo di vista questo principio siamo perduti noi, e saremo nuovamente prede di una finanza avulsa dal contesto economico e dalle esigenze individuali. Ma come ci insegnano invece gli artisti sognatori – Chagall in primis con i suoi innamorati, i dormienti, quelli su una barchetta sotto un cielo giallo d’estate con due soli rossi, e quelli che volano sull’onda di un sogno notturno, quelli insomma che non hanno perso la loro essenza di bambini – dal di dentro partiamo, e dentro dobbiamo tornare. Quindi è nel nostro intimo, la chiave della felicità.

E sarà proprio da dentro di noi, che partiremo nel nostro prossimo dialogo.

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